Lontano da lì, in una stretta pianura, sulla riva dell'inevitabile Aniene, la casa isolata della Piagia, dove ero solito rifugiarmi a chiedere ospitalità e a far asciugare i vestiti, dopo le lunghe cacce, nei giorni piovosi d'autunno. La padrona di casa, donna ammirevole, aveva una figlia di notevole bellezza, che ha poi sposato il pittore lionese Flacheron, nostro amico. Vedo ancora Crispino, quel giovane scapestrato, mezzo bandito e mezzo soldato irregolare, che ci portava la polvere da sparo e i sigari. File di edicole della Madonna coronavano le alte colline lungo la strada dove la sera passavano i mietitori che tornavano tardi dalla pianura cantando le loro litanie, mentre da qualche parte giungeva il triste rintocco della campanella di un convento nascosto; foreste di pini che i pifferari facevano risuonare dei loro ritornelli agresti; ragazze alte dai capelli neri, dalla pelle bruna, dal sorriso smagliante, la cui passione per la danza ha tante volte messo a dura prova la pazienza e le dita indolenzite di questo signore che suona la chitarra francese; il classico tamburello che accompagnava i miei saltarelli improvvisati; l'insistenza dei carabinieri che volevano introdursi a ogni costo nei nostri balli d'osteria; l'indignazione dei danzatori francesi e abruzzesi; i prodigiosi pugni di Flacheron; la vergognosa cacciata dei soldati del Papa; le minacce di agguati e di grandi coltellate!… Flacheron che, senza dire una parola, andava da solo al suo appuntamento di mezzanotte, armato di un semplice bastone; l'assenza dei carabinieri; Crispino entusiasta!
Infine Albano, Castelgandolfo, Tusculum, il piccolo teatro di Cicerone, gli affreschi della sua villa in rovina; il lago di Gabia, la palude dove ho dormito a mezzogiorno, senza pensare alla febbre; le vestigia dei giardini dove abitò Zenobia, la nobile e bella Regina detronizzata di Palmira; le lunghe file degli antichi acquedotti che si perdevano all’orizzonte.
Ricordo crudele dei giorni di libertà che sono finiti da tempo! Libertà di cuore, di mente, di anima, di tutto; libertà di non far nulla, persino di non pensare; libertà di dimenticare il tempo, di disprezzare l’ambizione, di ridere della gloria, di non credere più all’amore; libertà di andare a Nord, a Sud, a Est, a Ovest; di dormire in mezzo ai campi, di vivere di poco, di vagare senza scopo, di sognare, di restare sdraiato per dei giorni interi, assopito al soffio del tiepido scirocco! Libertà vera, assoluta, immensa! O grande e forte Italia! Italia selvaggia! Incurante di tua sorella, l’Italia dell’arte.
La belle Juliette au cercueil étendue